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Le temperature adatte

Per stabilire il momento adatto in cui mettere a dimora le cucurbitacee dobbiamo tenere d’occhio le temperature ambientali: non basta infatti rispettare la regola che al sud il momento adatto inizia a marzo-aprile, al centro Italia a metà aprile e al nord Italia a fine aprile-inizio maggio. Questi restano sicuramente suggerimenti di base importanti, ma poi ogni anno la primavera è diversa, e soprattutto negli ultimi tempi ha destato sorprese, e allora per avviare i trapianti bisogna essere certi che le temperature medie si aggirino attorno ai 15 °C.

Preparare il terreno

La preparazione del terreno che ospiterà queste colture deve essere molto accurata. Se si tratta della prima coltura dell’anno che occupa l’appezzamento prescelto di terreno, l’ideale sarebbe stato lavorarlo nell’autunno precedente. Con la lavorazione principale, che sia stata fatta in autunno o adesso, si associa la distribuzione di una buona quantità di ammendanti, ovvero compost maturo o letame maturo bovino, equino o di altri animali, possibilmente provenienti da allevamenti non industriali. Se invece piantiamo le cucurbitacee su aiuole dell’orto da cui abbiamo appena raccolto spinaci, ravanelli o insalatine seminati sul finire dell’inverno, la lavorazione principale era già stata eseguita per questi e adesso non occorre un’altra vangatura, ma solo una ripulita dai resti colturali con la zappa e poi un livellamento col rastrello. La sistemazione migliore del terreno per le cucurbitacee è quella delle aiuole rialzate, a meno che il suolo non sia molto sabbioso, per cui si rende superflua. Ricordiamo infatti che le aiuole rialzate favoriscono il drenaggio dell’acqua in eccesso e ci permettono di distinguere bene i camminamenti, ovvero gli unici spazi che possiamo calpestare muovendoci nell’orto. Le aiuole di coltivazione infatti non devono mai essere calpestate, in modo tale che restino perennemente soffici.

Concimazioni

Prima della messa a dimora delle cucurbitacee, oltre agli ammendanti di base, è utile distribuire un concime organico pellettato, da mettere a manciate e nelle dosi di circa 3-400 grammi/mq, perché queste specie richiedono molto nutrimento durante il loro ciclo e un buon concime organico contiene i nutrienti in quantità equilibrata: fosforo, potassio e tanti microelementi preziosi per la crescita. Possiamo anche basarci sulle analisi del terreno che abbiamo per capire se ci sono carenze particolari e intervenire di conseguenza, magari aggiungendo farine di roccia che apportano preziosi micronutrienti.

Trapianto o semina diretta?

Le cucurbitacee hanno un seme piuttosto grande ed è usanza comune seminarle direttamente “a dimora”, che nel gergo tecnico significa in piena terra. Di solito si mettono 3 semi in ogni postarella, per poter scegliere poi la piantina migliore da tenere ed eliminare le altre, nel caso in cui nascano tutte. Ma la semina delle piantine in semenzaio è sicuramente più consigliata, perché offre una serie di vantaggi:

  • Consente di anticipare la semina, considerato che la struttura usata come semenzaio, che di solito è una serra o tunnel, è più calda rispetto all’esterno, e così possiamo seminare le piantine a partire dagli inizi di marzo;
  • Consente di occupare precedentemente l’aiuola con un’altra coltura a ciclo rapido, come spinaci, insalatine o ravanelli, da raccogliere poco prima del trapianto delle cucurbitacee;
  • Rende le piantine trapiantate più competitive verso le erbe infestanti, dato che partono avvantaggiate nella crescita;

Seminare le piantine in semenzaio è un’ottima scelta di facile realizzazione, ma bisogna avere cura di procurarsi un terriccio professionale per le semine, che è molto fine ed esente da parti grossolane e fibrose come si trovano invece nei terricci universali. Possiamo seminare nelle vaschette nere classiche divise in scomparti a numero variabile, preferendo quelle a minor numero di scomparti perché ciascuno di essi sarà più grande e adatto alle piantine di cucurbitacee. Considerate le dimensioni di questi semi, non sarà difficile mettere un seme in ciascuno scomparto e far crescere ogni piantina col proprio panetto di terra. In alternativa, si trovano anche piccoli vasetti fatti di materiale biodegradabile, che sono ecologici perché evitano l’uso di plastica.

Vediamo qualche dettaglio di coltivazione sulle singole specie di cucurbitacee, accomunate da molte caratteristiche ma singolari in alcuni aspetti.

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Zucca

Tra le cucurbitacee, la zucca è quella che ha il ciclo più lungo, perché i frutti sono destinati a maturare sul finire dell’estate, e quindi richiedono cure per un periodo più ampio. Le piante occupano molto spazio e la distanza ideale tra una e l’altra è di 1,5 m. Di zucche ne esistono molte varietà note come la Beretta Piacentina, la zucca Mantovana, la Violina, e tante altre ancora, ma è interessante provarne anche qualcuna più particolare come la Luffa, con cui si realizzano spugne vegetali, o eventualmente anche quelle ornamentali. Una pianta può produrre più frutti, che non maturano contemporaneamente. Il momento della raccolta può essere stabilito osservando il peduncolo che lo lega alla pianta: quando è secco e diviene color paglia, la zucca è matura.

Zucchina

Con le zucchine si possono programmare più cicli di trapianti durante tutta la stagione, dal primo trapianto ad aprile fino all’ultimo verso l’inizio di agosto. Questo ci consente di ottenere sempre una buona fruttificazione costante, dato che le piante producono intensamente per circa un mese e mezzo e poi vanno calando fino ad esaurimento. Considerando lo spazio che occupano, non conviene lasciare le stesse piante troppo a lungo nell’orto, perché declinano la produttività e col passare del tempo sono anche più soggette ad ammalarsi. Per le zucchine possiamo scegliere tra alcune varietà più classiche: quelle a frutto verde scuro, ovvero il “nero di Milano” o di colore verde chiaro come quelle di Genova e di Bologna, quelle striate, quelle gialle e anche varietà a frutto tondo. Le piantine in ogni caso si piantano a distanze di circa un metro le une dalle altre, e quindi se le coltiviamo sulla classica aiuola rialzata larga circa 1 metro, faremo una sola fila centrale per piantarvi le zucchine. I frutti crescono durante la notte con le temperature estive e quindi durante il periodo di produzione bisogna essere molto costanti nella raccolta, che è praticamente quotidiana. Le prime zucchine che si sviluppano da piante ancora piccole devono essere raccolte precocemente, quando i frutti hanno solo pochi centimetri di lunghezza, per non esaurire subito la crescita della pianta. Per la raccolta è bene usare guanti e maniche lunghe perché le foglie hanno un effetto leggermente urticante sulla pelle.

Melone

Il melone è la cucurbitacea con maggiori esigenze termiche e quindi per il trapianto conviene attendere che sia svanito ogni rischio di ritorni di freddo. Le piantine si mettono a circa 1,5 m le une dalle altre e nei primi periodi, in previsione di notti più fresche, è consigliato coprirle con teli di tessuto non tessuto. I frutti maturano durante l’estate, quando assumono un colore giallo e sprigionano l’inconfondibile profumo. Possiamo scegliere tra il melone classico retato, o il Cantalupo a buccia liscia, ma anche i “meloni d’inverno”, più conservabili. Alcuni cimano le piante dopo l’emissione della quarta foglia per far diramare la pianta e stimolare la produzione dei fiori femminili e quindi i frutti, ma non è una pratica indispensabile.

Anguria

Come i meloni, le angurie si mettono alle stesse distanze e saranno pronte in estate. Le piante, rispetto alle altre cucurbitacee, sono da subito distinguibili in semenzaio, perché presentano foglie molto lobate. Siccome i frutti non profumano, è meno semplice individuare il momento della loro maturazione, ma ci possiamo far guidare da qualche altro trucco: il peduncolo del frutto e il cirro che si trova sul frutto dalla parte opposta, a maturazione seccano. Noteremo anche la scomparsa di pruina, quella leggera patina biancastra che si trova sui frutti ancora acerbi. L’anguria classica, tonda e rossa all’interno, è la Crimson sweet, ma se ne trovano tipi a frutto piccolo, comodi da utilizzare.

Cetriolo

I cetrioli sono allevati soprattutto in verticale, ovvero sostenuti da una rete sorretta da pali, su cui le piante si arrampicano. L’allevamento in verticale ci consente di piantare le piantine a 40-50 cm di distanza le une dalle altre e consente un risparmio di spazio rispetto alla crescita a terra, dove dovremmo piantarle come le zucchine ad almeno 1 metro una dall’altra. Una pianta di cetrioli, con le temperature estive, produce un frutto al giorno che deve essere raccolto tempestivamente. Come nel caso delle zucchine, possiamo realizzare più trapianti durante la stagione per ottenere produzioni sempre nuove. Il cetriolo classico, Market more, può essere alternato a cetrioli a frutto piccolo, adatti alla trasformazione in sottaceti.

Quanto irrigare e con quale frequenza

Le irrigazioni sono importanti per queste colture, nelle prime fasi dopo il trapianto per un buon attecchimento, e anche durante l’ingrossamento dei frutti, soprattutto in caso di scarse precipitazioni. La frequenza delle irrigazioni e la quantità di acqua da distribuire dipendono dal clima ma anche dalla natura del terreno e alla velocità con cui questo drena. L’importante però è evitare le perdite di acqua per evaporazione dalle crepe che si formano sui terreni argillosi, e per questo bisogna arieggiare spesso la terra con un tridente o con la zappa. Meloni ed angurie sono frutti molto acquosi e ci si aspetta che richiedano molta acqua. Questo è vero fintantoché i frutti continuano a crescere, poi quando hanno raggiunto la loro dimensione massima bisogna interrompere le irrigazioni, altrimenti perdono sapidità e rischiano di spaccarsi.

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Foto: Zucchine gialle

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La pacciamatura

La pacciamatura è un sistema molto utilizzato negli orti, soprattutto biologici, perché evita la crescita delle erbe infestanti. Si realizza con teli o con materiali naturali come paglia o erba tagliata e la differenza pratica tra le due alternative sta nel fatto che i teli devono essere stesi prima del trapianto, e saldamente ancorati al terreno, mentre la paglia o il fieno si mettono dopo il trapianto, nello spazio vuoto tra le piantine. I teli possono essere di polietilene o biodegradabili, di solito neri, che assorbendo le radiazioni solari consentono un più rapido intiepidimento della terra. Gli scarti vegetali come erba appassita, paglia e fieno, col tempo si degradano e contribuiscono a migliorare la struttura del suolo in quanto apportano sostanza organica, che diventa humus ed è fonte di nutrimento per gli organismi terricoli. Quale che sia la soluzione preferita, la pacciamatura offre a zucche, meloni ed angurie l’ulteriore vantaggio di tenere i frutti puliti e non a diretto contatto con la terra, e in questo modo sono preservati dai marciumi.

Malattie e parassiti

Le cucurbitacee sono attaccate prevalentemente da parassiti e malattie comuni, e in un’ottica di coltivazione biologica è doveroso mettere in campo delle strategie preventive fin da subito. Intanto bisogna cercare di far ruotare le colture, per quanto sia difficile in un orto di superficie ridotta, e lasciar passare almeno 2-3 anni prima di ripetere il trapianto di una cucurbitacea sulla stessa aiuola. Con le irrigazioni dobbiamo bagnare il terreno e non la parte aerea delle piante, perché è il microclima caldo umido che favorisce l’insediarsi di malattie fungine. Anche in un orto biologico comunque è importante fare i trattamenti non appena si avvistano i primi sintomi di avversità, ed eliminare tempestivamente le piante colpite per evitare che la malattia si diffonda a piante ancora sane.

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Foto: Zucchine gialle

Dott.ssa Agr. Sara Petrucci

Sara Petrucci è Dottore Agronomo e da anni si occupa di agricoltura biologica come scelta professionale ed etica. Ha tenuto molti di corsi di orto per privati, ha collaborato a progetti sociali legati all’orticoltura e scrive articoli. Offre consulenze ad aziende agricole biologiche.