Rami e gemme delle pomacee
Conoscere le piante per potarle al meglio
Le piante arboree sviluppano ogni anno rami di diversa vigoria e comportamento, caratteristiche che si ripercuotono sull’intera chioma e sulla produzione di frutti. Una corretta potatura ha come presupposto il riconoscimento di rami e gemme proprio in funzione di queste caratteristiche. Nelle pomacee (melo, pero, cotogno) le gemme sono sempre in numero di una per nodo. Si può distinguere in base al tipo di sviluppo in: gemme a legno (più piccole e appuntite) e miste (più grandi e tondeggianti), mancano le gemme a fiore. Le gemme miste contengono l’apice vegetativo e i primordi dei fiori che al germogliamento danno origine sia a fiori, riuniti in tipiche infiorescenze, sia a organi vegetativi, con la formazione di foglie e germogli. Le gemme miste si trovano sui rami prevalentemente in posizione apicale. Solo raramente, in alcune varietà, possono riscontrarsi anche in corrispondenza dei nodi laterali, generalmente nella parte terminale dei brindilli e dei rami misti. Questa caratteristica è importante nel determinare il tipo di tagli da eseguire con la potatura invernale. Infatti, se si vuole preservare l’unica gemma fruttifera di buona qualità (individuabile anche dalle maggiori dimensioni) presente nei rami è necessario evitare di operare il loro raccorciamento. Le gemme latenti derivano da quelle dormienti inibite nel loro sviluppo e inglobate parzialmente nel legno. Possono rimanere vitali anche per molti anni. Fatti traumatici come un’eccessiva potatura può risvegliare queste gemme e dare origine a rami di sostituzione come succhioni o polloni, generalmente privi di gemme fruttifere. Altri tipi di gemme che possiamo osservare, sono le avventizie, in realtà non sono vere e proprie gemme ma raggruppamenti di cellule che acquisiscono la capacità di dividersi (meristemi). Possono prendere origine in qualsiasi posizione, senza rispettare l’ordine fillotassico della specie. Frequentemente si possono sviluppare sui calli di cicatrizzazione, dando origine a dei rami non produttivi.
Rami delle pomacee
I rami sono assi vegetativi di un anno, originati dalle gemme, attraverso l’accrescimento dei germogli; hanno la stessa struttura del tronco, portano le gemme, le foglie, i germogli, i fiori e i frutti. A seconda che i rami portino soltanto gemme a legno, a fiore o i due tipi contemporaneamente, si distinguono in rami a legno, a frutto e misti. Per ognuna di queste categorie si distinguono, poi, particolari tipi di ramo. Le tre tipologie di ramo hanno importanza diversa ai fini produttivi in funzione della varietà. La conoscenza del comportamento di ciascuna varietà permette di orientare la potatura, selezionando le gemme fertili e i rami maggiormente predisposti alla produzione. In questo modo se ne riduce in parte il numero per evitare eccessivi carichi produttivi e mantenendo un buon equilibrio con le gemme a legno, per garantire il necessario rinnovo delle strutture.
Rami a legno
Sono assi vegetativi di un anno che portano lungo il loro asse esclusivamente gemme “a legno” che producono foglie e germogli. Tipici rami a legno sono i succhioni e i polloni. Si riconoscono facilmente perché hanno un andamento verticale, presentano una vigoria elevata, hanno internodi più lunghi, corteccia più chiara e liscia rispetto agli altri rami. I succhioni nascono, generalmente, in seguito a uno squilibrio chioma radici provocato da potature energiche o da eccessi di concimi azotati. I succhioni, così come i polloni sottraggono molte energie alla pianta, pertanto vanno eliminati in fase di germoglio. Con la potatura estiva, tuttavia, possono essere utilizzati per formare delle nuove branchette in aree spoglie della chioma, dopo essere stati opportunamente inclinati. I succhioni derivano da gemme avventizie o latenti presenti su branche e tronco. I polloni, invece, nascono alla base del tronco o dalle radici e si distinguono rispettivamente in: caulinari quando nascono sopra il punto d’innesto; radicali quando provengono dal portainnesto.
Produzioni fruttifere delle Pomacee
Per produzione fruttifera s’intende un ramo che alla fine porta la fruttificazione. Alcuni rami, infatti, pur essendo considerate produzioni fruttifere, al primo anno non sono in grado di fruttificare. Tra questi possiamo citare la lamburda vegetativa e il brindillo semplice.
- Lamburda vegetativa (dardo): non è un vero e proprio ramo a frutto, poiché è un corto rametto, lungo cm 0,5-1,0, composto di una gemma a legno la cui schiusura porta una rosetta di 3-7 foglie. Nelle piante in fase giovanile il dardo può terminare con una spina (lamburda spinosa). Spesso evolve in lamburda fiorifera dopo 1 o 2 anni, differenziando una gemma mista apicale.
- Lamburda fiorifera: corto rametto di 1-4 cm di due o più anni di età, che porta all’apice una gemma mista contornata da una decina di foglie; le piante tipo “spur” nel melo producono prevalentemente sulle lamburde. La lamburda durante la stagione vegetativa subisce un ingrossamento dovuto all’accumulo di sostanze di riserva che dà luogo alla “borsa”. Su questa si possono poi sviluppare formazioni a frutto e rami a legno (lamburde e brindilli). In seguito alle fruttificazioni negli anni, si formano corte ramificazioni, dovute alle successioni di borse e lamburde, chiamate zampe di gallo, evidenti soprattutto nel pero. In genere queste formazioni le possiamo riscontrare su piante vecchie e mal potate. La produzione della zampa di gallo fornisce frutti piccoli e di scarsa qualità.
- Brindillo: E’ un ramo esile e flessibile lungo 15-30 con scarsa attività vegetativa, porta gemme a legno laterali e una mista all’apice per cui è detto coronato; a volte il brindillo può avere anche la gemma terminale a legno; in questo caso è chiamato brindillo semplice. Alcune cv di melo, es. il gruppo Imperatore, producono prevalentemente sui brindilli coronati.
- Ramo misto: è un asse vegetativo di media lunghezza, cm 40-60, che porta lungo l’asse gemme e miste; fra le cv che producono sui rami misti, si ricordano il melo Golden Delicious e il pero William. Dopo la produzione di frutti, i rami misti si curvano dando origine nell’anno successivo a branche rivestite di brindilli e lamburde fertili, utili per mantenere la produzione.