La potatura di ringiovanimento delle piante da frutto
La potatura di ringiovanimento delle piante da frutto
Capita, abbastanza di frequente, di trovare delle piante da frutto che non sono più governate da tempo oppure che hanno subito negli anni precedenti potature discutibili o, quantomeno, non coerenti l’una con l’altra.
Queste piante possono essere recuperate alla loro funzione produttiva e offrono il vantaggio, rispetto all’impianto dei giovani esemplari, di essere immediatamente produttive.
Gli interventi che si eseguono prendono il nome di potatura di ringiovanimento anche quando non sono eseguiti su piante vecchie o senescenti, ma su piante relativamente giovani abbandonate (o maltrattate) per qualche anno.
Il melo, il pero, il ciliegio e il susino sono piante che possono essere recuperate abbastanza facilmente. Più complicato è il recupero di peschi ed albicocchi per la loro tendenza a spogliarsi internamente e a emettere pochi ricacci sui rami vecchi. Inoltre queste sono piante che hanno una vita media minore delle altre. Gli interventi drastici sono rischiosi perché uno stress eccessivo può portare al deperimento e alla morte della pianta o alla totale perdita di produzione. Bisogna quindi prevedere di lavorare sulle piante per tre o quattro anni. La pianta continuerà a produrre mentre se ne restaura la struttura scheletrica che renderà in seguito più semplice la sua cura.
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L’obiettivo è ridonare alla pianta la forma di allevamento originaria, molto spesso quella a vaso.
Si inizia eliminando eventuali rampicanti che hanno ricoperto il fusto, come l’edera o il caprifoglio, staccando e tagliando i tralci dal fusto e curando di tagliare anche il tronco alla base.
Successivamente si eliminano tutti i rami secchi, rotti, ammalati e quelli ripiegati verso l’interno. Questi tagli prevedono la soppressione completa del ramo dalla sua intersezione con la branca da cui derivano. Si tolgono poi tutti i polloni alla base. Se sono presenti dei licheni non bisogna raschiarli, perché con lo sfregamento favorisce la diffusione dei loro corpi riproduttivi. Per eliminarli è sufficiente, al termine delle operazioni di potatura, procedere ad un trattamento con sali di rame o alla spennellatura del tronco con una miscela di calce e solfato ferroso.
Dopo queste operazioni preliminari si osserva la pianta per capire quali sono le strutture produttive ancora utilizzabili, e quindi da preservare, e quelle che, invece, dovranno essere ricostituite. Questa prima osservazione permette anche di comprendere la numerosità dei tagli da eseguire e di verificare le dimensioni dei rami da eliminare anche per capire quale attrezzatura serva allo scopo.
Non è possibile ricondurre questa osservazione ad uno standard, ma le situazioni che si incontrano più frequentemente in fase di potatura di ringiovanimento sono:
- presenza di numerosissimi succhioni, alcuni dei quali di qualche anno di età con un diametro anche di 30-40 mm;
- presenza di un numero di branche eccessivo, alcune delle quali rivolte verso l’interno o con la vegetazione solo sulla parte distale;
- presenza di rami con numerose deviazioni con angoli molto pronunciati che presentano un elevato rischio di rottura anche per il solo peso dei frutti.
I succhioni di solito compaiono in prossimità di vecchi tagli. Soprattutto quelli di grandi dimensioni non vanno mai accorciati né possono essere tolti tutti in un unico momento, poiché la reazione della pianta al taglio è quella di far partire un nuovo succhione. È opportuno, allora, ridurne il numero a due-tre per ogni zona di inserzione per fare in modo di contenere i ricacci. I superstiti non vanno accorciati mentre gli alti vanno eliminati per intero. I succhioni rimasti potranno essere eliminati progressivamente negli anni successivi oppure potranno essere selezionati per essere trasformati, eventualmente piegandoli, in una nuova struttura produttiva. Dal taglio dei succhioni in eccesso potrebbero emergere nuovi succhioni più deboli che possono essere eliminati strozzandoli e piegandoli verso il basso durante l’estate.
Eliminare le branche in eccesso
Le branche in eccesso e quelle rivolte verso l’interno vanno tagliate in prossimità della loro inserzione al ramo principale, badando di non intaccare la branca stessa per evitare il rischio di marciumi. È preferibile lasciare un moncone lungo piuttosto che rischiare di intaccare i vasi del ramo di inserzione. La cicatrizzazione procede più rapida se non si usa il mastice. Nel caso in cui il taglio sia orizzontale o in presenza di malattie del legno (di solito si manifestano con imbrunimenti del legno) si può spennellare la ferita con una miscela di olio di lino e di sali di rame. Se le branche da eliminare sono molte è preferibile procedere in tre-quattro anni ripartendo uniformemente i tagli sia nel tempo che nello spazio.
È opportuno ricordare che da questi tagli ci si attende il ricaccio di succhioni che dovranno essere contenuti come visto prima. Per ridurre o annullare l’emissione di succhioni questi tagli possono essere rimandati dopo la metà di agosto, quando la pianta rallenta la produzione di auxina, un fitormone che presiede allo sviluppo vegetativo. Aspettare questo periodo è tanto più conveniente quanto più è grande il diametro del ramo da eliminare, ma presenta l’inconveniente che con la branca si elimina spesso anche una parte della produzione e la tentazione di rimandare ulteriormente il lavoro è grande.
I rami con problemi strutturali devono essere tolti senza remissione, preferibilmente sopprimendoli dal punto di inserzione alla branca principale. Anche in questo caso, se il numero di tagli da eseguire è elevato, è possibile ripartire gli interventi nel tempo e nello spazio. Talvolta è possibile recuperare queste strutture produttive. In questo caso il taglio si esegue eliminando tutta la vegetazione che segue l’ultimo angolo che rappresenta un rischio. Questo taglio di raccorciamento provoca spesso l’emissione di ricacci che possono essere selezionati ed allevati per sostituire la struttura produttiva.
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