La potatura di allevamento del ciliegio
La potatura di allevamento del ciliegio
La potatura del ciliegio, a torto ritenuta ancor oggi da molti un “Male da evitare” (probabilmente a causa di conseguenze negative d’interventi irrazionali per epoca e modo di esecuzione), rappresenta l’operazione colturale in grado non solo di dare all’albero la forma preferita, ma soprattutto di equilibrare l’attività vegeto produttiva per ottenere una produzione di qualità.
Le forme di allevamento attuali tendono a ottenere piante a sviluppo molto contenuto, che consentano di raccogliere i frutti senza l’ausilio di scale. Questo è possibile grazie ad alcune cultivar a sviluppo contenuto su portinnesti, nanizzanti (GISELA 6). Per allevare il ciliegio in forme obbligate, a spalliera o a basso fusto, è importante eseguire delle potature adeguate e ripetute. Considerando il modo con cui l’albero reagisce ai tagli, questi dovranno essere eseguiti a fine inverno, poco prima della ripresa vegetativa.
Sulle piante in allevamento, per stimolare la nascita di nuovi germogli utili alla formazione dello scheletro, dopo di che, durante il periodo vegetativo, le piante vanno gestite attraverso cimatura della vegetazione apicale e la riduzione dei rametti laterali per contenere la chioma e far maturare le gemme a fiore alla base. Mentre sulle piante in produzione, dopo la raccolta, s’interviene per alleggerire le parti alte della chioma e sfoltire le sottostanti in modo da assicurare l’illuminazione delle ramificazioni più basse, favorire il rinnovo delle formazioni fruttifere e impedire la perdita di vegetazione della zona medio bassa della chioma.
Il ciliegio è la specie caratterizzata dalle maggiori innovazioni, per varietà, portinnesti, sistemi d’allevamento e tecniche di potatura. I nuovi sistemi tendono ad agevolare quanto più possibile l’esecuzione delle operazioni colturali, in primo luogo la raccolta. Dopo la messa a dimora delle piante, gli interventi di potatura sono finalizzati a indirizzare le piante verso le forme adulte desiderate. Indipendentemente dalla forma utilizzata, un particolare accorgimento da seguire consiste nel curare l’angolo d’inserzione delle branche principali sul tronco e di quelle secondarie sulle primarie, che sia il più possibile vicino ai 90°. Con la potatura di produzione la forma ottenuta sarà poi mantenuta stabilmente. Grazie alla sua flessibilità, si presta a essere allevato secondo diverse forme scelte in funzione del portainnesto e l’habitus vegetativo della cultivar.
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Nelle forme appiattite lo sviluppo della chioma avviene maggiormente in larghezza e altezza, mentre lo spessore rimane limitato. Forme di allevamento tradizionali sono la “palmetta” e la “bandiera”.
La palmetta è una forma classica in parete appiattita, costituita da un asse centrale verticale e da 3-4 palchi di branche, inclinate a 40/45° in direzione del filare. Si adatta a terreni di pianura o di bassa collina. Di norma occorrono 3-4 anni per completare la struttura dell’albero. I sostegni sono essenziali per questo tipo di allevamento. Bisogna quindi piantare pali per tutta la lunghezza del filare e tirare dei fili di ferro che facciano da supporto alle branche dell’albero.
La bandiera, applicata per la prima volta nell’allevamento del melo e del pero, è stata più recentemente utilizzata nel ciliegio allo scopo di contenere la dimensione degli alberi e anticipare la loro entrata in produzione. Lo scheletro dell’albero è costituito da un asse principale inclinato con una gradazione variabile (da 30° a 45° secondo le distanze adottate sulla fila). Esso porta un certo numero di branche allevate inclinandole in direzione opposta a quella dell’asse principale e inserite su questo con un angolo di circa 85-90°. Questa forma richiede una struttura di sostegno costituita da pali e 2-3 fili.
Forme in volume
Passando alle forme in volume, la chioma è meno sviluppata in altezza che in spessore e larghezza. Rientrano tra queste forme il vaso e il vasetto catalano o vaso basso a branche multiple e le sue varianti. La costituzione di un vaso regolare con tre branche principali può consentire la formazione di un albero con chioma molto espansa, dal quale gran parte della produzione può essere raccolta da terra o con l’ausilio di scale di modesta lunghezza. Per questa forma è indispensabile mantenere costantemente leggere le parti alte, in modo da limitare al massimo l’attività vegetativa verso l’alto e assicurare illuminazione e sviluppo alle ramificazioni più basse.
Forme a parete multi asse
Gli assi sono forme di allevamento semplificate, semplici da realizzare e gestire, sempre ben illuminate e molto efficienti dal punto di vista produttivo. Grazie alla taglia ridotta e al sottile spessore delle pareti, si adattano all’utilizzo delle reti di protezione multifunzione (pioggia, grandine, insetti e uccelli). Le forme ad asse multiplo sono molto precoci e produttive e consentono la realizzazione di ceraseti semi pedonali, con pareti molto strette e alte entro i 3-4 m.
Il candelabro è formato da tre assi verticali posti a una distanza di 50 cm e paralleli alla direzione del filare. Per ottenere il candelabro, in marzo il soggetto è tagliato sopra il punto d’innesto. Sul nuovo germoglio si esegue la cimatura al verde in giugno. Al termine del primo anno dall’innesto, l’albero sarà costituito da: un asse centrale alto 150-180 cm provvisto in media di 5-6 rami laterali, lunghi ognuno circa 100-130 cm. Alla fine dell’inverno si farà la scelta di tre rami per costituire la struttura primaria del candelabro. Si dispone l’asse centrale in verticale, legandolo al secondo filo, mentre i due laterali si piegano orizzontalmente per un tratto di circa 40 cm, mentre la parte restante sarà posizionata in verticale. I rimanenti rami si eliminano con un taglio raso nel punto d’inserzione dell’asse.
Durante la stagione primaverile-estiva, da marzo a ottobre, gli assi si lasciano crescere verticalmente senza nessun intervento di potatura al verde. In autunno si asportano tutti i germogli laterali presenti sugli assi. Alla fine del secondo anno la pianta si presenterà già impostata.
UFO (Upright Fruiting Offshoots)
Questa forma, tradotta in italiano, si può definire come “assi verticali produttivi”. Si basa sull’impiego di astoni privi di rami anticipati che sono allevati col tronco orizzontale, su cui si generano dei germogli verticali che produrranno sui mazzetti di maggio. Gli assi si rinnovano con una frequenza del 20% dal quinto/sesto anno dall’impianto, eliminando quelli più sviluppati e avendo cura di lasciare uno sperone nella parte basale da dove si possano formare nuovi germogli. La forma può essere paragonata al “cordone” singolo o doppio delle viti. Il cordone unilaterale è potenzialmente più precoce nella produzione.
Gli alberi UFO di solito producono fiori e frutti alla base di ogni germoglio già al secondo anno, appena sopra il cordone. I nodi rimanenti su questi, formeranno i mazzetti di maggio il secondo anno, che fruttificheranno in modo efficace nel terzo. Il sistema UFO, si presenta facilmente gestibile per la raccolta e la potatura. Sono comunque necessari sostegni permanenti costituiti da pali e fili di ferro.
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