La propagazione del nocciolo
La propagazione del nocciolo
La propagazione del nocciolo è una pratica molto affascinante: non avviene per seme, bensì mediante l’utilizzo di una porzione della pianta madre. Sistemi come la talea e l’innesto sono poco usati per le difficoltà che s’incontrano e per l’alto costo.
La tecnica più diffusa è quella del pollone radicato. I polloni sono germogli che si sviluppano da gemme avventizie situate in prossimità del colletto o nelle radici stesse. Nel primo caso, essendo “fuori terra”, non presentano radici, nel secondo invece costituiscono il classico pollone auto radicato. Questo sistema sfrutta la capacità della specie di produrre alla base numerosi germogli. Questi vengono in primavera rincalzati e in autunno, dopo la caduta delle foglie, tagliati nel punto d’inserzione con tutte le radici che si sono formate alla loro base.
Sia nella propagazione di tipo familiare che in quella vivaistica commerciale la produzione di piantine tramite pollone radicale è stata sempre preferita per i bassi costi, per la facilità operativa e il discreto numero di nuovi individui ottenibili in un ciclo produttivo. Al fine di evitare possibili trasmissioni di malattie al pollone radicato è necessario applicare questa tecnica su piante sane.
La margotta di ceppaia
Una tecnica che si è affermata negli ultimi tempi è la margotta di ceppaia: le ceppaie di piante madri, tutti gli anni sono capitozzate a livello del terreno per stimolare una forte emissione di polloni. Questo metodo prevede la “strozzatura” dei polloni nel mese di giugno, apponendo alla base di quelli più vigorosi un anello metallico per ostacolare il passaggio della linfa e favorire l’emissione di radici sopra la stessa. La parte basale dei fusti viene poi abbondantemente ricoperta di terra fino all’emissione di radici nella parte sovrastante la legatura.
La margotta ad archetto
Un’altra tecnica è la margotta ad archetto o propaggine: un pollone dell’anno della pianta madre è curvato e interrato in parte, in modo da stimolarlo a radicare. La produzione delle barbatelle inizia dal quarto anno dalla messa a dimora delle piante madri. Prima del germogliamento, a un metro di distanza dalla pianta, si scava una trincea profonda venti centimetri, in cui si adagiano i rami di diametro superiore ai dieci millimetri, che poi si ricoprono con terreno ricco di sostanza organica. Prima che fuoriescano dal terreno, sono piegati ad angolo retto per provocare una costrizione della corteccia, per cui nel tratto immediatamente superiore si avrà l’emissione delle radici. In autunno sono tagliati alla base e utilizzati per la messa a dimora. Con questo sistema si ottengono piante con la base a forma di manico d’ombrello.