Pulizia di fine estate delle piante da frutto
Un intervento molto importante per la prevenzione delle malattie
Al termine dell’estate le piante cessano l’attività vegetativa per entrare nella fase di elaborazione, dove le sostanze vengono trasferite verso le parti grosse della chioma e verso le radici. Queste sostanze costituiscono una riserva che la pianta utilizzerà per avviare la ripresa vegetativa nella primavera successiva. Nel periodo che precede la caduta delle foglie, terminata ormai la raccolta dei frutti, è il momento di osservare le piante per verificare lo stato sanitario, valutare la vigoria e la forma. Ciò permette di fare un programma d’interventi prima dell’arrivo del freddo e delle piogge autunnali. Capita spesso di avere piante trascurate e non potate con chioma affastellata e squilibrata, con dimensioni troppo grandi per le nostre esigenze. Oppure che si presentano indebolite con evidenti sintomi d’invecchiamento e malattie. In questi casi si rendono necessari degli interventi di recupero e risanamento per eliminare le parti di chioma ormai secche, spezzate o attaccate da parassiti e rimettere le piante nelle migliori condizioni possibili di salute e produzione.
Tra le piante da frutto, le drupacee sono quelle che possono portare maggiormente i segni di attacchi fungini, tra cui i più pericolosi sono quelli di monilia, bolla, nebbia e corineo. In caso di attacco subìto durante l’estate, le piante si presentano sofferenti, con rami secchi, con presenza di frutti mummificati ancora sui rami e presenza di secrezioni gommose. Su questi organi si conservano le spore del fungo che rappresentano una pericolosa fonte d’infezione per la stagione seguente. La gestione di queste patologie fungine è piuttosto complessa e non può essere basata esclusivamente sul controllo chimico. Considerando che l’efficacia degli interventi chimici non è totale, occorre quindi prestare la massima attenzione alle misure di tipo agronomico in grado di limitare il rischio d’infezione nella successiva annata. Un lavoro indispensabile è quello di ripulire gli alberi dai rami secchi, da quelli colpiti da cancri rameali e dai frutti mummificati rimasti attaccati all’albero.
I residui vanno portati fuori dal frutteto e bruciati. Se le piante non hanno usufruito della potatura estiva, è utile ripulire la chioma oltre che dei rami malati anche da quelli malformati o mal messi o superflui. Questo consentie al sole e all’aria di circolare anche all’interno della chioma per creare condizioni meno favorevoli allo sviluppo dei marciumi. Un compito molto impegnativo è raccogliere le foglie e frutti caduti a terra. Eseguendo la pulizia delle aree intorno agli alberi dalle erbe infestanti che, oltre a creare condizioni di umidità favorevoli al patogeno, fungono anche da ospiti secondari.
Altra operazione da eseguire subito dopo la raccolta è la pulizia della parte inferiore del tronco (colletto) per eliminare tutti i polloni eventualmente nati dalle radici (polloni radicali) o sul tronco della pianta (polloni caulinari).
Ispezionare accuratamente il tronco e le branche per individuare eventuali fori di entrata del rodilegno rosso (Cossus cossus) o giallo (Zeuzera pyrina) che lasciano alla base del tronco i residui della loro attività, che si presentano come una sorta di segatura compatta. Depositi di escrementi possono trovarsi anche all’entrata delle gallerie. In tal caso, intervenire, inserendo un fil di ferro all’interno della galleria fino a intercettare la larva, e tirarla fuori. Si rifilano i bordi con un coltellino tagliente e poi si tappano i buchi con un mastice per innesti e potatura. Se durante l’ispezione si nota la presenza sul tronco di ferite accidentali o scortecciamenti, procedere con la rifilatura dei bordi della corteccia utilizzando un coltello da innesto o una piccola roncola per rendere i bordi lisci. Dopo di che bisogna disinfettare la ferita con prodotti rameici. A distanza di qualche giorno la ferita può essere ricoperta con un mastice per innesto, come altra precauzione.
Con l’arrivo dei primi abbassamenti di temperatura gli insetti parassiti si preparano a svernare e, secondo la specie, trovano rifugio tra i residui di vegetazione, sotto le foglie secche o sotto la corteccia degli alberi ma anche nei primi strati di terreno. Foglie, rami e frutti caduti a terra o rimasti sull’albero sono ricettacolo di malattie che torneranno a farsi vive alla presenza di un clima più mite. Un’energica spazzolatura del tronco e delle branche grosse può rivelarsi utile per eliminare uova, larve e pupe di parassiti ma anche muschi e licheni, poiché spesso i parassiti vi trovano riparo. Può essere utilizzata una spazzola di trebbia o metallica. In quest’ultimo caso non bisogna applicare troppa forza per non rovinare la corteccia dell’albero.
Una volta ripulito tutto, disinfettiamo la corteccia con una bella spruzzata di poltiglia bordolese. Sul tronco della vite possiamo riscontrare, soprattutto nelle vicinanze di grossi tagli di potatura, dei marciumi dovuti al mal dell’esca. Questa malattia della vite, causata da un gruppo di funghi che colonizzano i vasi linfatici e il legno, compromette la traslocazione dell’acqua e dei nutrienti dalle radici alla parte aerea della pianta. La lotta chimica diretta contro i patogeni non è possibile perché non si hanno fitofarmaci adeguati. Occorre quindi agire sulla prevenzione che si pratica attraverso una gestione agronomica oculata del vigneto. Anche se è molto difficile risanare completamente la vite con la potatura, bisogna eseguire la pulizia, che consiste principalmente nello scavare il tronco della vite per rimuovere le parti ammalate/marce. Il tronco deve essere aperto in corrispondenza del legno morto. Quest’ultimo deve essere rimosso utilizzando una piccola motosega facendo attenzione a non bloccare il flusso di linfa danneggiando il legno vivo.
Le piante morte o irrimediabilmente colpite dalla malattia e il materiale infetto rimanente, dopo il risanamento dei ceppi colpiti, devono essere asportati e bruciati. È opportuno segnare le piante colpite durante la stagione vegetativa per poterle identificare in inverno e potarle per ultime. Riducendo così la possibilità di trasmissione della malattia alle viti vicine.