Conoscere l’Armillaria mellea
Un fungo che attacca le radici e il colletto di molte specie di piante da frutta
In questo breve articolo impariamo a riconoscere i sintomi e i danni causati alle nostre piante da frutta causate dal fungo fitopatogeno basidiomicete Armillariella mellea (Vahl ex Fr.) Karst. comunemente noto come armillaria o chiodino. La malattia causata da questo fungo è conosciuta con il nome di marciume radicale fibroso. Il fungo è polifago può attaccare diverse specie di piante da frutta: pesco, susino, albicocco, ciliegio, melo, pero, cotogno, vite, noce, mirtillo, lampone.
Il fungo può infettare e danneggiare le radici e le parti basali del tronco sia di piante arboree che arbustive, il fungo penetra nell’ospite attraverso i peli radicali e attraverso ferite delle radici o presenti alla base del fusto a livello del coletto. Il micelio fungino si sviluppa sotto la corteccia e interessa i tessuti del cambio (floema). Una pianta colpita da Armillaria si riconosce perché assume un aspetto stentato, sofferente, il fogliame diventa giallo clorotico, i germogli sono poco vigorosi, la chioma trasparente, il deperimento è lento e graduale fino a portare alla morte l’ospite. Per diagnosticare un infezione da Armillaria dobbiamo munirci di uno scalpello o di una sgorbia da falegname e di un martello: individuata una pianta sofferente occorre praticare una piccola incisione della corteccia a livello del colletto dell’albero sofferente e osservare se immediatamente sotto la corteccia è presente un micelio feltroso o ventagliforme di colore bianco crema, in alcuni casi sempre sotto la corteccia si osservano dei filamenti nerastri: le rizomorfe.Una volta effettuato il sondaggio se il micelio è presente solo in una limitata area del tronco occorre disinfettare la ferita praticata con lo scalpello con una soluzione rameica al 2%. La pianta con infezioni conclamate di Armillaria è destinata quasi sicuramente al deperimento nel giro di pochi anni poiché il patogeno distrugge i tessuti cambiali che sono deputati a portare le sostanze fotosintetiche dalla chioma alle radici. Quando il micelio di Armillaria viene riscontrato sotto la corteccia attorno a tutta la circonferenza dell’albero la pianta risulta essere irreversibilmente compromessa e dovrà essere estirpata. In autunno è possibile osservare attorno alle piante infette la crescita di “chiodini”: gruppetti di funghi dette anche famigliole.
Nel caso vengano rinvenute piante infette è opportuno estirparle prontamente, cavando ed eliminando anche l’apparato radicale. La buca di estirpazione dovrà essere disinfettata con calce o con solfato di ferro e se possibile lasciata aperta nei mesi più caldi o più freddi dell’anno poiché gli estremi di temperatura contribuiscono a devitalizzare il micelio e le spore del fungo. Nei terreni infetti dove vengono estirpate piante con infezioni di Armillaria è bene aspettare qualche anno prima di mettere a dimora nuovi alberi. Nelle fasi di impianto di alberi da frutta, dopo aver scavato la buca e dopo aver collocato la nuova pianta è bene mescolare al terreno che si userà per ricolmare la buca prodotti contenenti funghi antagonisti e micorrize che svolgono un azione preventiva contro le infezioni di patogeni tellurici come Armillaria, Rosellina necatrix e Phythophtora.
Per prevenire infezioni di Armillaria è importante gestire in maniera ottimale l’umidità del suolo: eccessive irrigazioni determinano asfissie e sofferenze radicali e possono essere fattori predisponenti alle malattie fungine telluriche. Nelle fasi di messa a dimora di alberi e cespugli da frutta in terreni che prima ospitavano boschi o altre piante arboree è importante eliminare dal suolo residui di radici o ceppaie che possono ospitare Armillaria.
Ora qualche consiglio per una corretta preparazione e distribuzione delle soluzioni contenenti funghi antagonisti come ad esempio i Trichoderma utilizzabili per la prevenzione delle malattie telluriche: il periodo migliore per la distribuzione di questi prodotti “vivi” a base di funghi antagonisti è la primavera e l’autunno quando le temperature e l’umidità del suolo sono favorevoli affinché l’inoculazione dei microrganismi utili abbia successo. I prodotti a base di funghi antagonisti dovranno essere conservati alla temperatura indicata in etichetta ed usati entro e non oltre la data di scadenza. I prodotti dovranno essere distribuiti nel terreno curando una buona e uniforme bagnatura dello stesso. Durante la preparazione della dose e durante la distribuzione dei prodotti a base di funghi antagonisti, anche se si tratta di prodotti biologici” è importante indossare i dispositivi di Protezione Individuale (DPI) di terza categoria: maschera con filtri di tipo AP, occhiali, tuta guanti e stivali.