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Classificazione degli innesti

La classificazione degli innesti avviene secondo criteri diversi, i principali dei quali sono:

1. Secondo lo stadio vegetativo dei bionti

  • Innesti erbacei (quando i due bionti sono costituiti da parti di germoglio allo stato erbaceo);
  • Innesti semilegnosi (portainnesto lignificato, nesto erbaceo, oppure quando ambedue i bionti sono parzialmente lignificati);
  • Innesti legnosi (portainnesto e nesto sono lignificati) corrispondono agli innesti di fine riposo vegetativo.

 

2. Secondo l’epoca di esecuzione

La stagione degli innesti va da gennaio a settembre; anche in ottobre, soprattutto in regioni calde meridionali, è ancora possibile innestare. Una corretta scelta del periodo d’innesto è presupposto fondamentale per la riuscita di questa tecnica. Essa dipende: dalla specie considerata, dal tipo d’innesto prescelto e inoltre dall’andamento climatico stagionale.
In generale possiamo dire che gli innesti, in base all’epoca di esecuzione, possono essere “vegetanti”, se il nesto sviluppa subito o “dormienti” se accrescerà in primavera successiva. I vari tipi d’innesto possono essere eseguiti in tre periodi differenti:

  • Tra febbraio e aprile: alla fine del riposo-inizio della ripresa vegetativa. I due bionti sono lignificati e l’innesto parte subito dopo l’esecuzione (vegetante);
  • Maggio-giugno (innesti vegetanti): il gentile è costituito da materiale fresco e vegeta subito dopo l’innesto;
  • Agosto-settembre: il gentile è costituito da materiale fresco che resta dormiente fino alla primavera successiva (innesti dormienti).

 

3. Secondo la forma

  •  Per approssimazione: questi innesti, che si eseguono avvicinando fusti o rami; difficilmente si sceglie quando si voglia creare un’unica pianta da due individui differenti. Più spesso si utilizza per consolidare le branche in frutteti allevati a spalliera, unendo rami portati da branche di ordine diverso, oppure tra piante vicine.
  • A gemma: è tra gli innesti più diffusi, è molto pratico, relativamente semplice nell’esecuzione e, in generale, da buoni risultati nell’attecchimento. In questo tipo d’innesto l’oggetto è rappresentato da una gemma e un tratto di corteccia attorno ad essa.
  • A marza: quando il nesto è costituito da un pezzo di ramo che porta, generalmente, 2 o tre gemme

 

4. Secondo la posizione del gentile sul soggetto

  • Radicale: quando la marza è posta sulle radici del portainnesto;
  • Laterale: quando la marza è inserita lateralmente su un ramo su una branca o sul tronco del soggetto;
  • In testa: quando la parte del soggetto da innestare è tagliata e la marza s’inserisce alla sommità.

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Scopi dell’innesto

Lo scopo principale dell’innesto è la moltiplicazione di piante che non possono essere convenientemente propagate per talea o altri metodi come la propaggine, la margotta ecc. L’innesto assicura numerosi vantaggi, elencati qui di seguito:

  • Rende possibile la coltivazione di alcune varietà su un terreno non favorevole alla loro crescita attraverso l’utilizzo di un portainnesto adatto a quel tipo di terreno;
  • Regola la taglia della pianta attraverso l’utilizzo di portainnesti di diversa vigoria. La tendenza è di avere piante con sviluppo moderato, per facilitare le operazioni di raccolta, potatura e controllo fitosanitario del frutteto.
  • Agevola il rinnovamento delle varietà di fruttiferi in produzione (reinnesto), evitando l’espianto e il reimpianto.
  • Induce la resistenza a certe malattie: il caso più clamoroso in questo senso è quello della vite che, “franca” di piede, era sistematicamente attaccata dalla fillossera. Per salvare la viticoltura europea tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento si assistette a un rinnovamento di tutte le vigne che furono realizzate con portainnesti di vite americana, resistente alle punture dell’insetto.
  • Consente di introdurre marze di varietà impollinatrici su cultivar autoincompatibili.

Condizioni fondamentali per l’attecchimento dell’innesto.

Dopo aver parlato della classificazione degli innesti, ai fini della buona riuscita dello stesso è indispensabile che avvengano contemporaneamente le seguenti condizioni:

1. Affinità botanica

Si definisce come affinità d’innesto l’insieme delle condizioni che danno origine a un’unione durevole nel tempo ed efficiente dal punto di vista funzionale. Dopo l’inserimento della marza sul soggetto, se tra i due bionti avviene una saldatura duratura con continuità vascolare tale da permettere una regolare attività vegetativa, i bionti si dicono affini. Dopo l’innesto avviene un processo istologico, che inizia con lo sviluppo di un particolare tessuto, detto callo, con la funzione di riempire gli spazi vuoti dovuta all’imperfetta aderenza tra le parti. In seguito, nel callo, si differenzia un altro tessuto, detto cambiforme, che serve a mettere in contatto il cambio del soggetto con quello del nesto.

A questo punto, i due cambi (soggetto e nesto) e il cambiforme iniziano la formazione del floema all’esterno e xilema all’interno, dando origine a quella continuità vascolare di cui si è accennato poco prima. Quando il processo di cicatrizzazione non avviene, soggetto e nesto sono disaffini. La disaffinità è tanto più frequente quanto più sono lontani, dal punto di vista botanico, i due bionti. A questa regola fanno eccezione il melo e pero che, se pur appartenenti alla stessa famiglia (Rosacee), non sono affini tra loro. L’affinità tra portainnesto e marza è massima quando i due bionti appartengono alla stessa specie. Quando invece s’innestano piante appartenenti a specie della stessa famiglia botanica, l’affinità non è sempre totale. L’affinità botanica, infatti, sarà molto scarsa o addirittura inesistente quando s’innestano piante appartenenti a differenti famiglie botaniche.

 

2. Periodo di esecuzione dell’innesti

Gli innesti a marza, in base al tipo di piante da innestare, vanno eseguiti da gennaio fino ad aprile per quelle a foglia caduca mentre per gli agrumi e l’olivo possono essere fatti a maggio. Per gli innesti a gemma il periodo può essere sia la primavera sia la fine dell’estate e pertanto sono distinti in innesti a gemma “vegetante” e “dormiente”. Per l’innesto di alcuni fruttiferi, in particolar modo per la vite e il noce, si scelgono periodi che escludono momenti di piena attività vegetativa. Questo perché, in seguito alle incisioni nel suddetto periodo, si manifesta il “pianto”, che influirebbe negativamente sulla saldatura dei due bionti.

3. Corretta sovrapposizione delle zone cambiali

Da quanto detto sul processo istologico della saldatura tra soggetto e marza, va da sé che i cambi dei due bionti debbano essere messi a contatto tra loro. Il cambio è un sottilissimo strato di tessuto meristematico interposto fra legno e libro (floema), la cui funzione è di dividere le sue cellule nello spazio. Queste andranno poi differenziandosi in tessuti adulti definitivi. Il cambio assolve quindi la funzione di accrescimento e di sviluppo secondario del fusto. Il cambio produce nuovi elementi del legno verso l’interno e il nuovo elemento del libro verso l’esterno, che, unendosi attraverso i raggi midollari primari, formano un anello di un certo spessore, determinando così l’aumento in diametro del fusto.

 

4. Polarità

La polarità va tenuta presente per tutte le forme di propagazione agamica, con poche eccezioni. In una marza la polarità é rappresentata dallo stesso orientamento che la porzione di ramo aveva nella sua pianta originaria. In un innesto mantenere la polarità significa conservare la direzione originale e non disporre la marza capovolta. Usando quest’accorgimento é molto più facile ottenere un risultato positivo e permanente.

 

> Adesso che hai imparato la classificazione degli innesti e le tecniche per farli attecchire correttamente, ti aspettiamo nei prossimi giorni per scoprire di più sugli innesti primaverili ed estivi!

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Agr. Antonio Velonà

Agrotecnico Antonio Velonà, docente di pratiche agrarie, adesso in pensione, ha svolto la sua attività nell’indirizzo agrario dal 1974 al 2017 presso l’Istituto d’Istruzione superiore “V.F. Pareto” di Milano. Nella sua lunga carriera ha coordinato tutte le attività di laboratorio inerenti al frutteto, le serre e il giardino. Dal 2001 al 2005 ha collaborato come docente con la Fondazione Minoprio nei corsi di formazione professionale