Proteggere gli agrumi dal freddo: consigli e tecniche utili
Proteggere gli agrumi dal freddo: consigli e tecniche utili
Gli agrumi rappresentano un gruppo di piante appartenenti alla famiglia botanica delle Rutaceae che, senza ombra di dubbio, sono tra le piante più amate sul territorio italiano. Il perché di questo successo è molto semplice da spiegare: l’unione di gusto, bellezza e profumo in un’unica pianta capace di appagare i nostri sensi in modo totale.
Se nel nostro sud la coltivazione degli agrumi ha avuto un grandissimo successo sin da subito, ovvero dal momento in cui gli arabi iniziarono a coltivarli nei territori del meridione, la diffusione all’ interno del nostro paese è stata più articolata e tutto questo a causa delle differenti condizioni climatiche che caratterizzano il variegato territorio italiano.
Il passaggio da piante usate prettamente per scopi produttivi ad essenze adatte per adornare i giardini più importanti delle dimore storiche sparse in tutta la penisola, ha comportato due passaggi fondamentali entrambi fortemente legati alla famiglia de Medici ovvero:
- La coltivazione degli agrumi in vaso;
- La protezione delle piante in inverno.
La potente famiglia toscana, che fin da subito individuò nell’agrume un elemento di bellezza imprescindibile all’interno delle proprie ville, eseguì una conversione o addirittura costruì ambienti adatti al mantenimento di queste specie durante gli inverni. Tali spazi presero il nome di limonaie, che differiscono dal concetto di “Giardino d’ Inverno” francese (orangerie) proprio per il fatto di non essere delle serre, bensì spazi strutturalmente legati alle dimore e realizzati in muratura.
La necessità di assicurare a queste piante condizioni ambientali sufficientemente idonee al superamento della stagione fredda riguarda la maggior parte degli ambienti italiani. Escludendo gran parte del meridione, i territori costieri tirrenici, parzialmente quelli adriatici ed altre aree contraddistinte da microclimi particolarmente benevoli (i laghi o ad esempio le aree collinari protette dai venti e ottimamente esposte alla luce del sole) il voler coltivare e godere di queste piante nelle restanti zone comporta l’adozione di pratiche volte a proteggere gli agrumi in inverno.
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La vulnerabilità di queste piante al freddo è estremamente variabile in funzione della specie.
In generale, gli agrumi con attitudine “selvatica”, ovvero dotati di ottima vigoria ma con caratteristiche del frutto di minor interesse, come ad esempio Citrus aurantium (arancio amaro), Poncirus trifoliata (arancio trifogliato) ed il Citrange carrizo (Citrus sinensis Osbeck x Poncirus trifoliata Raf.) sono estremamente resistenti al freddo e capaci di resistere a temperature di gran lunga inferiori allo zero.
In generale, gli aranci dolci (citrus sinensis), i mandarini (in particolare Citrus x unshiu , il mandarino che si consuma con buccia verde) ed i kumquat (Fortunella margarita) sono piuttosto resistenti a freddi moderati. Le altre varietà, come ad esempio i limoni, i cedri, i pompelmi sino ad arrivare ai lime possiamo definirle come molto sensibili alle temperature rigide.
Un fattore che complica la definizione di “tollerante al freddo” riguardo le sopracitate varietà è rappresentato dal fatto che, essendo innestate, potrebbero avere una parte nobile adatta a sopportare il freddo, ma magari possedere un portainnesto che invece non è per nulla propenso a resistervi. Un esempio classico è quello dell’arancio dolce: spesso e volentieri innestato su Citrus macrophilla, che è poco incline a mantenere vitalità in presenza di basse temperature.
Quindi, se abitiamo in aree non propriamente ottimali per la coltivazione degli agrumi, una domanda molto importante da porre ai vivai dove acquistiamo le piante è proprio quella inerente al tipo di portainnesto utilizzato, che in alcuni casi potrebbe influenzare il fatto di tutelarle o meno con l’arrivo dell’inverno.
Volendo mitigare l’azione avversa del clima, il primo fattore su cui ci concentriamo è certamente la temperatura. Sicuramente è l’avversità più facilmente prevedibile in relazione alle moltissime notizie disponibili in grado di anticipare quello che sarà l’andamento climatico dei giorni seguenti, ma può non bastare in quanto il danno da freddo è spesso frutto di un insieme di fattori uniti alla temperatura, come il tasso di umidità ed il vento.
Se di norma sopra lo zero termico non si assiste a fenomeni troppo nefasti sugli agrumi, la combinazione col vento può peggiorare di molto il danno sulle foglie, determinandone anche la cascola. Lo stesso discorso vale quando a temperature piuttosto rigide, ma considerate sopportabili per l’agrume, si aggiunge l’umidità con le micro-particelle di acqua che gelano sulla cuticola fogliare causando imbrunimenti, “lessature” o addirittura il disseccamento dei rami apicali.
Un fenomeno spesso osservabile a seguito di gravi danni da freddo è il disseccamento totale della pianta che in alcuni casi può successivamente vegetare al di sotto dell’innesto, e quindi perdere totalmente le caratteristiche che aveva prima dell’evento (es: limone innestato su arancio amaro con ricacci di quest’ultimo).
Quando coprire un agrume
Capire il momento giusto per assicurare alla pianta la protezione invernale è una delle chiavi per gestire al meglio questo periodo delicato per l’agrume. Anche se eseguita magistralmente, la copertura rimane sempre un escamotage che adoperiamo per non pregiudicare piante che originariamente non sarebbero proprio adatte al nostro ambiente. Quindi questa pratica deve essere limitata temporalmente allo stretto necessario.
Le piante di agrumi devono essere allenate alle basse temperature mantenendole all’esterno il più possibile ed evitando di proteggerle oltre il necessario. In base alla zona e grazie alle sempre più dettagliate informazioni meteo è possibile prevedere l’epoca della prima gelata ed agire di conseguenza, consentendo comunque agli agrumi di temprarsi al freddo lieve ed “allenarsi” il più possibile alle caratteristiche del vostro clima. Lo stesso vale in primavera quando finalmente potrete ricollocare queste piante meravigliose a contatto con l’esterno e godendone delle infinite virtù.
Abbiamo accennato come nei secoli scorsi le dimore storiche abbiano plasmato le proprie caratteristiche in funzione del mantenimento di queste piante in inverno. Ma volendo contestualizzare il problema ai giorni nostri e non potendo possedere per la stragrande maggioranza dei casi una limonaia, è possibile comunque assicurare alle nostre piante delle condizioni accettabili per il superamento dei mesi più rigidi senza traumi.
I materiali e le tipologie più diffuse per proteggere gli agrumi, e delle piante in generale, in inverno, specie per chi possiede pochi esemplari sono essenzialmente due:
- Piccole serre (di vetro, PVC o nylon);
- Copertura diretta (TNT, Juta, canniccio).
I metodi più efficaci di protezione invernale
La costruzione di una piccola serra fredda spesso rappresenta il sistema più valido per ricoverare gli agrumi ma che può portare con sé qualche insidia se non si osservano alcune regole basilari.
Le serre possiamo costruircele da soli oppure affidarci a modelli presenti sul mercato che possono garantirci buoni risultati senza dover mettere alla prova le nostre capacità costruttive.
Il tipo di materiale che scegliamo per isolare l’ambiente interno da quello esterno è importante ma non fondamentale: se decidiamo di adottare il vetro oppure i materiali plastici trasparenti avremo comunque un buon isolamento termico capace di assicurare quella differenza di temperatura tale da non recare danni per gli agrumi. È intuitivo che al di sotto di determinati estremi termici la serra fredda non sia abbastanza e che si necessiti di ambienti riscaldati.
Il problema fondamentale delle serre, a prescindere dal materiale con cui sono rivestite, è dato dal fatto che non vi è passaggio d’aria tra l’interno e l’esterno risultando dunque non traspiranti.
Quando il cielo è velato, caratterizzato da un tiepido sole o coperto, le condizioni sono perlopiù ideali, in quanto la temperatura rimane consona alla salute delle piante senza subire innalzamenti. Nel caso di un sole più forte, tipico dei primi mesi primaverili quando ancora però non si è al riparo da gelate, l’irradiazione unita al notevole tasso di umidità possono comportare il problema inverso a quello per cui ci siamo dotati di una serra, ovvero un danno da “troppo caldo”.
Per tale motivo è essenziale dotare l’ambiente di una o più aperture che, in caso di giornate soleggiate nelle ore centrali, possono essere utilizzate per arieggiare e mitigare il propriamente detto “effetto serra”. Il ricambio di aria consente inoltre di scongiurare la formazione di muffe che talvolta pregiudicano i rametti più giovani.
Un’alternativa molto valida ma che non sostituisce del tutto l’arieggiamento della serra, è quella di inserire un ulteriore rivestimento esterno che mitighi l’arrivo diretto della luce senza ombreggiare totalmente. Un materiale che si presta molto bene allo scopo è il tessuto non tessuto (TNT).
Teniamo presente anche un altro accorgimento molto utile, che è quello di non ammassare troppo le piante dentro questi ambienti, cercando quindi di mantenere spazi vitali sufficientemente ampi (piante non a contatto) per evitare che non vi sia carenza di luce in alcune aree delle chioma.
Talvolta, l’assenza di luminosità dovuta all’utilizzo di materiali troppo ombreggianti o ad una scarsa distanza tra gli agrumi in serra provoca una perdita parziale o addirittura totale delle foglie, creando un danno simile a quello che avremmo avuto mantenendoli all’esterno in presenza di un inverno non eccessivamente freddo. La presenza di luce è un fattore importante tanto quanto una temperatura idonea.
La copertura diretta per proteggere l’agrume è una pratica molto utilizzata specie quando si hanno poche piante o addirittura una sola. Il mercato propone appositi involucri, i cosiddetti cappucci, che inseriti sulla parte aerea assolvono egregiamente al compito di schermare l’agrume dalle intemperie invernali. I materiali che compongono questi “sacchi” sono principalmente due: il TNT e la juta. Tra di essi il primo è da preferire.
Nonostante la bontà del materiale, la juta tende a creare un ambiente areato ma scarsamente luminoso comportando gli effetti negativi descritti in precedenza e riferibili alla mancanza di luce. Il tessuto non tessuto è composto da polipropilene e possiede caratteristiche molto interessanti che sommate tra loro lo rendono idoneo a proteggere le piante. Il TNT è microforato e permette gli scambi gassosi tra l’esterno e l’interno, garantendo comunque una temperatura interna più alta fino a 5/7 gradi a seconda della grammatura di questo materiale.
Oltre all’aria, consente l’ingresso di luce, certamente attenuata sia dal materiale che dalla colorazione bianca, ma sufficiente per mantenere ad un livello sufficientemente buono la fotosintesi fogliare.
Essendo fortemente idrorepellente, contrasta il passaggio di acqua andando a limitare così l’accumulo di rugiada sulla superficie fogliare.
Nonostante i numerosi pregi, il TNT necessita di essere impiegato con alcune semplici regole:
- Utilizzare il tessuto cercando di non sovrapporre più strati proprio per garantire la luce minima per la pianta;
- Valutare lo spessore più adatto del materiale in base alle condizioni presenti nel luogo dove lo si utilizza (in termini di temperature minime).
- Limitare il contatto tra il TNT e la pianta servendosi di canne fissate nel terreno del vaso e interposte tra l’agrume ed il materiale protettivo. I fenomeni di sfregamento legati al vento, ed ancor di più il contatto diretto tra la foglia ed il materiale, vanificano la protezione dando vita a danni meccanici sull’apparato fogliare.
Se la vegetazione è schiacciata dal velo di tessuto non tessuto non sarà protetta in quanto il contatto non isola perfettamente dall’esterno, cosa che invece accade se la protezione e la pianta sono distanziate.
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