Le gemme del melo
L'importanza di saperle riconoscere
Parlare di melo è sempre molto difficile perché dopo l’arancio risulta essere la coltura più coltivata al mondo e forse una tra le più antiche. Quando si parla di colture principali, spesso c’è una diversità di cultura in merito a seconda del luogo, delle esigenze climatiche e delle varietà. In pratica, se escludiamo le regole principali, ogni pratica potrebbe essere discutibile. Oggi cercheremo in modo semplice e più omogeneo possibile di spiegare alcune cose che possano andare bene per le aree del Nord-centro Italia, che possano essere utili sia ad hobbisti che a professionisti, derivate da una notevole esperienza su questi territori, fatta di osservazioni e innovazioni.
Il melo è una specie che richiede alcune accortezze durante le operazioni di potatura. Infatti il melo fa parte della famiglia delle Rosaceae, sottofamiglia Pomoideae (dette anche pomacee) genere Malus. Questa sottofamiglia che comprende anche altri generi come le pere ma anche specie minori come nashi, cotogno, nespolo comune, nespolo del Giappone, sorbo domestico, azzeruolo. Le gemme del melo hanno la caratteristica di essere solo gemme a legno e gemme miste, non gemme a fiore. Questo fatto deve essere tenuto presente durante le operazioni di potatura per evitare di incorrere in errori grossolani che portano alla mancata produzione dei frutti. Per sua caratteristica, il melo, al contrario delle drupacee come pesco, susino e albicocco, è innestato su portainnesti deboli, detti nanizzanti, per ridurre la taglia della pianta e il suo sviluppo. Di conseguenza, se ben gestita, la pianta di melo non ha uno sviluppo notevole e dunque anche le operazioni di potatura devono essere leggere ed equilibrate. In genere vige la regola che non dobbiamo asportare oltre il 30% della parte aerea della pianta, sia che si tratti di un albero ad uso famigliare, sia che si tratti di un frutteto specializzato. Il melo su portainnesti molto deboli come per esempio M9 si adatta bene per un allevamento in verticale a fusetto o ad asse verticale (spindelbush). Se abbiamo a disposizione portainnesti più vigorosi come per esempio MM109 si può pensare anche ad una palmetta o una spalliera. Vecchi portainnesti ancora più vigorosi come il vecchio Franco potrebbero essere allevati a vaso policonico nelle sue diverse forme. In seguito parleremo quasi esclusivamente di fusetto o asse colonnare per i vantaggi che hanno rispetto ad una forma policonica e spiegheremo perché. Ritengo giusto evidenziare che nella frutticoltura specializzata le forme a vaso, pur essendo molto belle e produttive, sono ormai scomparse da anni nella melicoltura e si stanno notevolmente ridimensionando in quasi tutte le specie frutticole per evidenti problemi di gestione e la difficoltà di reperire personale qualificato per la corretta gestione delle piante. Infatti, le forme a vaso sono molto difficili da allevare e sono concessi meno “errori” rispetto alle forme a spalliera o verticali. Se osserviamo da vicino una forma a vaso infatti, si tratta di una serie di forme ad asse colonnare piccolo a formare coni rovesci. Col passare del tempo, specie per coltivatori meno qualificati, le piante tentano di spostare la produzione sempre più in alto e a causa della mancata penetrazione della luce tendono a seccare o comunque svuotare le parti sottostanti.
Come detto prima il melo ha delle gemme a legno, che sono gemme piccole e delle gemme miste, cioè che hanno la possibilità di emettere fiori e legno nuovo. Queste sono più grosse e toneggianti rispetto alle altre. Hanno la caratteristica di essere sempre presenti sulla punta dei rami da anno chiamati brindilli, oppure in rigonfiamenti chiamati borse, oppure su piccoli accrescimenti che partono dai rami di 2 anni o dalle borse chiamati lamburde. Più borse e lamburde assieme danno origine alle cosiddette zampe di gallo. Queste formazioni appena descritte sono le uniche possibilità per la pianta di melo di fruttificare, dunque, se si vuole produrre dobbiamo lasciare i brindilli interi o deviare i rami di più anni verso borse o lamburde. Se noi le accorciamo o le cimiamo, stimoliamo la pianta a produrre legno e togliamo la possibilità di fruttificare.
Le gemme a legno si trovano lungo i rami e le branche, inoltre di solito se ne trovano anche alla base dell’inserzione dei rami sul tronco. Di solito sono tre, sono dette gemme dormienti che la pianta attiva nel caso venga asportato il ramo. Bisogna però salvarle non tagliando troppo a raso il ramo ma avendo “rispetto” per le stesse. Questa operazione serve perché, seppur vero che noi dobbiamo produrre frutta, dobbiamo anche ogni anno, con la potatura, stimolare l’emissione di nuovi rami che serviranno a rinnovare la pianta e coprire spazi vuoti. Se il ramo è di grosse dimensioni inserito su l’asse principale o su una grossa branca, si consiglia di eseguire un taglio piano. Così facendo si salvano le gemme a legno dormienti, da lì nascono 3 nuovi germogli che daranno origine a dei rami laterali deboli (in seguito ne dovremmo tenere solo uno) che in punta avrà di sicuro una gemma mista per la produzione di frutta.
Le gemme miste, inserite sui brindilli, se la pianta non ha subito particolari stress, daranno origine ad un mazzetto fiorale e ad un nuovo prolungamento del brindillo, ossia il brindillo diventerà ramo di 2 anni con un prolungamento che sarà un nuovo brindillo. Tra ramo e brindillo in qualche caso avviene un rigonfiamento (nuova gemma mista) detto “borsa” che darà origine l’anno successivo a un fiore e ad un altro brindillo. Quando abbiamo un brindillo inserito su un ramo dell’anno precedente, inserito su un ramo di 3 anni inserito su un ramo di 4 e così via, si parla di “catene”.